Dal neoclassicismo al romanticismo

Uno splendo esempio della ritrattistica di Ingres: La principessa di Broglie, ora al Metropolitan Museum di New York (metmuseum.org)

Jean Dominique Auguste Ingres nacque il 29 agosto 1780 a Montauban, nella Francia meridionale, figlio di un artista di provincia capace di intravedere in lui un precoce talento. Così il giovanissimo Ingres allo studio della musica affiancò i primi esercizi nel disegno. Nel 1792 si trasferì con il padre a Tolosa per frequentarvi l’Accademia di Belle Arti. Qui cominciò a essere strabiliato dall’opera di Raffaello, che da allora avrebbe costituito uno dei principali punti di riferimento per il suo percorso artistico. Nel 1797 fece un ulteriore salto, approdando a Parigi nella bottega di Jacques Louis David, il massimo artista francese dell’epoca nonché il campione per antonomasia della pittura neoclassica.
Nel 1802 Ingres vinse il Prix de Rome con l’opera Gli ambasciatori di Agamennone presso la tenda di Ulisse (attualmente all’École Nationale Supérieure des Beaux-Arts di Parigi) ma il soggiorno a Roma, associato al prestigioso riconoscimento, fu a lungo procrastinato a causa delle difficoltà finanziarie dello stato francese, passato in pochi anni dall’Ancien Régime alla turbolenta stagione rivoluzionaria per giungere infine al Consolato di Napoleone Bonaparte. In effetti Ingres ebbe la possibilità di realizzare un ritratto del nuovo uomo forte della nazione, che ora si trova al Musée d’Armes di Liegi. L’esperienza si ripeté nel 1806 quando stavolta il generale era ormai l’imperatore Napoleone I, sebbene l’opera, ora al Musée de l’Armée di Parigi, venisse accolta con un certo disappunto, giacché appariva poco consona all’augusta dignità appena acquisita dal soggetto effigiato.
Finalmente Ingres poté partire per l’Italia, dove ebbe modo di ammirare e studiare i grandi maestri del passato. Durante il lungo soggiorno romano sposò nel 1813 Madeleine Chapelle, con la quale intraprese una felice unione matrimoniale.
Ma le difficoltà finanziarie seguite alla caduta dell’impero napoleonico indussero Ingres a trasferirsi, anche su consiglio dello scultore Lorenzo Bartolini, suo vecchio amico, a Firenze. Nel 1825 Carlo X gli conferì la Legion d’Onore, a dimostrazione di come il cambio di regime non avesse comunque impattato sulle sue fortune artistiche. In seguito Ingres si legò anche a Luigi Filippo d’Orléans, salito sul trono in seguito alla rivoluzione del 1830 e in particolar modo a suo figlio Ferdinando. Fu proprio in occasione della prematura morte di quest’ultimo che Ingres avrebbe disegnato una serie di vetrate destinate alla cappella eretta a Parigi per commemorare il principe.
Nel 1834 Ingres tornò a Roma, avendo ricevuto la nomina di direttore dell’Accademia di Francia, sita a Villa Medici. Scaduto l’incarico, nel 1840 il pittore rientrò a Parigi, ricevendo una trionfale accoglienza che segnò la sua definitiva consacrazione. Gli ultimi anni della sua vita furono segnati dalla caduta di Luigi Filippo e dalla morte della moglie, occorsa nel 1849, ma anche dalle attestazioni di stima che continuava a ricevere l’una dopo l’altra, venendo ammesso pure al Senato. Si spense il 15 gennaio 1867 a Meung-sur-Loire.
Ingres fu un artista capace di cimentarsi con diversi soggetti, dall’arte sacra alla mitologia antica per giungere ai ritratti nei quali ebbe a eccellere. Non si possono poi dimenticare i suoi numerosi dipinti dedicati al modo sensuale e rarefatto delle odalische. Con la propria opera segnò il passaggio dal neoclassicismo, nel cui alveo si era formato, alla nuova stagione romantica. anticipandone in parte stilemi e istanze.

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